Come al solito domina una domanda: chi deciderà il candidato sindaco della città?
Riusciranno i nostri eroi a decidere autonomamente alla luce di un confronto fra le parti(leggi lega/Pdl)oppure dovremo aspettarci le solite scorribande milanesi-bergamasche a far piazza pulita delle volontà locali?

Al di là delle legittime aspettative personali,non suffragate poi dai numeri,dall'esperienza,dalla conoscenza delle città, etc.etc. i giochetti di pochi hanno sino ad ora impedito la libera espressione dei più.
L'agone elettorale serve infatti a stabilire graduatorie insindacabili,venute dal basso(ovvero da tutti,ma spesso chi fa politica pensa che il suo voto abbia nobiltà patrizia..)ed impone la nascita di alleanze e di progetti di governo che diano stabilità e coerenza,tanto per non ritrovarsi nelle condizioni di altre città dove,vinte le elezioni,la maggioranza si è sfaldata in pochi mesi.
Treviglio ha bisogno dunque di certezze. Lo vogliono le associazioni,il sistema bancario,le aziende,i cittadini tutti che vorrebbero essere protagonisti nelle scelte e non solo fruitori,nel bene o nel male,delle azioni della politica.
Essendo i rapporti di forza Lega/Pdl quasi egalitari,non ci sarebbe nulla di male se entrambi i rafforzamenti volessero aver la guida di

Non è possibile arrivare ad un mese dalle elezioni cosiccome è accaduto sino ad ora senza avere un candidato comune e quindi senza aver sviluppato un programma comune di governo cittadino e le competenze relative.
Far politica correttamente significa non valicare la linea di demarcazione della delega popolare tramutandola in gioco per pochi:non si vince fregando l'altro,si vince condividendo.
Auspico pertanto che i Partiti che han rappresentato alle regionali l'oltre 60% della volontà popolare(non dimentichiamo infatti che l'UDC siede nei banchi dell'opposizione con Pdl e Lega e non si è mostratocerto accondiscendente con questa Giunta) sappian trovare le adeguate forme di comunicazione e partecipazione.
Un esempio non banale è a tal proposito la lettera dei dipendenti delle farmacie comunali che rivendicano giustamente un ruolo di lavoratori non interpellati,non ascoltati e sacrificati all'interesse generale.

Seppoi la ragion di stato vien controbilanciata dal buonismo dei bonus sociali,doverosi e tardivi,lo stridore si fa ancor più evidente.
In una stagione difficile per la sopravvivenza dove la dignità della persona è messa in discussione,la politica faccia la propria parte con umiltà e pragmatismo e i cittadini ricordino che la polis è di tutti.
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